III
Dove Deltitnu prende parte alla mostra "Der kiefernwald"
[ITA] Deltitnu è il titolo di un nuovo progetto che Montecristo Project aprirà nell'autunno 2022. Con il termine Meta-mostre si intende una serie di esposizioni sperimentali che mescolano elementi visivi e narrativi per affrontare temi come l'origine dell'opera d'arte, la sua relazione con il mondo dell'arte e i personaggi che vi gravitano attorno. Il progetto si compone di mostre i cui testi di presentazione sono dialoghi tra le opere stesse che svelano una narrazione che inizia con un misterioso omicidio. In questo progetto la fotografia delle opere svolge un ruolo visivo e narrativo legato non solo al classico installation shot, ma teso a fondere gli elementi “attivi” e “passivi” dello spazio-mostra al fine di mettere in scena, sul piano dell’immagine, una conversazione tra le opere che costituiscono il progetto.
[ENG] Deltitnu is the title of a new research that Montecristo Project will be publishing starting in autumn 2022. The term Meta-exhibitions indicates a series of experimental exhibitions that mix visual and narrative elements to address issues such as the origin of the work of art, its relationship with the world of art and the characters that gravitate around it. The project consists of exhibitions whose presentation texts are dialogues between the works themselves that reveal a narrative which begins with a mysterious murder. In this project the photography of the works plays a visual and narrative role linked not only to the classic installation shot, but aimed at merging the "active" and "passive" elements of the exhibition space in order to stage a visual conversation between the works that make up the project.
[ITA]
CAPITOLO III
DOVE DELTITNU PRENDE PARTE ALLA MOSTRA "DER KIEFERNWALD"
La curatrice papera mi aveva messo in guardia: nel mondo dell’arte esistono delle regole non scritte. Se volevo nutrire la speranza di venire notato dal Direttore non avrei mai e poi mai dovuto lavorare con curatori di second’ordine. Pensavo, tuttavia, che se avessi esposto le mie opere sarebbe stato più facile che qualcuno si interessasse alla mia ricerca, speravo inoltre di incontrare altri giovani artisti con i quali confrontarmi e chissà, magari collaborare. Non potevo certo aspettare in eterno, rintanato nel mio studio, che la papera si decidesse a ritenermi pronto per lavorare con lei; avevo l’impressione che quel momento sarebbe anche potuto non arrivare mai.
Iniziavo a vivere in uno stato di assoluta incertezza, nel timore di fare un passo falso. Sapevo che anche una promessa, come l’accordo per uno studio visit o una mostra, di cui poteva essere anche già fissata da tempo la data di apertura e chiusura, finiva per non significare nulla di reale. Tutto era sempre estremamente mutevole ed incerto. I motivi di questi cambiamenti erano sempre incomprensibili, quasi avessero l’unico scopo di mantenere l’artista in uno stato di agitazione ed ansia perenne.
Per me diventava allora assolutamente necessario intervenire personalmente affinché le cose non volgessero a mio sfavore. Così, in condizioni di grande stanchezza fisica e mentale, passavo le giornate a scrivere e-mails, con l’intento di essere aggiornato sugli sviluppi di una qualsiasi possibile mostra, progetto o studio-visit. Le risposte erano però sempre tardive e di poche parole, per cui era molto difficile farsi un'idea precisa e veritiera del parere di un curatore.
Questa era la mia situazione, quando un bel giorno mi arrivò l’invito ad una mostra. Aprii velocemente la mail e cercai subito il nome del curatore: l’oca. La gioia iniziale lasciò immediatamente spazio ad un profondo terrore. Purtroppo si trattava di un invito da parte di un curatore di second’ordine. Mi risuonarono subito stridenti le parole della papera relative alle alte e basse sfere dell’arte, ai curatori di primo e second’ordine, e alle leggi non scritte del mondo dell’arte.
In apparenza era impossibile comprendere le differenze tra un curatore di primo e second’ordine. A parole non ne saprei certo indicare le diversità, eppure queste erano evidenti e colte immediatamente dall’istinto di qualsiasi giovane artista in cerca di visibilità. I piani curatoriali dell’oca erano piuttosto ambiziosi, si trattava di realizzare un’enorme collettiva dal titolo “T(r)opicalia” presso un prestigioso museo di arte contemporanea.
Cosa fare dunque? Accettare o no l’invito?
Non so perché lo feci, ma decisi di accettare; le cose poi andarono in un modo ben diverso da quello descritto e attentamente pianificato dall’oca. Per ragioni a me ancora oscure gli unici partecipanti alla mostra fummo io ed il pipistrello. La mostra collettiva si tramutò in una sorta di bipersonale, dove io partecipai con un solo pezzo, un mio autoritratto in parte ispirato alla mostra BANANAS. Il titolo della mostra venne modificato, e da “T(r)opicalia” si passò ad un teutonico “Der Kiefernwald”, mentre la prestigiosa location del museo si tramutò in un piccolo appezzamento di terra fittamente alberato all’interno di una proprietà privata di uno zio ricco dell’oca, che sembrava divertirsi un mondo ad agevolare le ambizioni intellettuali del giovane curatore.
[ENG]
CHAPTER III
WHERE DELTITNU TAKES PART IN THE “DER KIEFERNWALD” EXHIBITION
The curator Duck had warned me: in the art system there are unwritten rules. If I wanted to have the hope of being noticed by the museum Director I would never, ever have had to work with second-rate curators. I thought, however, that if I exhibited my works it would be easier for someone to be interested in my research, I also hoped to meet other young artists with whom I could confront with and who knows, maybe collaborate. I certainly couldn't wait forever, holed up in my study, for the duck to decide to deem me ready to work with her; I had the impression that that moment might never have come.
I began to live in a state of absolute uncertainty, in fear of making a false step. I knew that even a promise, such as an agreement for a studio visit or an exhibition, for which the opening and closing date could have already been set for some time, ended up meaning nothing real. Everything was always extremely changeable and uncertain. The reasons for these changes were always incomprehensible, as if they had the sole purpose of keeping the artist in a state of perpetual agitation and anxiety.
It then became absolutely necessary for me to intervene personally so that things did not turn against me. Thus, in conditions of great physical and mental exhaustion, I spent my days writing emails, with the aim of being updated on the developments of any possible exhibition, project or studio visit. However, the answers were always late and of few words, so it was very difficult to get a precise and truthful idea of a curator's opinion.
This was my condition when one fine day I received an invitation to an exhibition. I quickly opened the email and immediately looked for the curator's name: the goose. The initial joy immediately gave way to profound terror. Unfortunately it was an invitation from a second-rate curator. The duck's words regarding the high and low spheres of art, high and low quality curators, and the unwritten laws of the art world immediately resonated with me.
Apparently it was impossible to understand the differences between a first-rate and second-rate curator. In words I certainly couldn't indicate the differences, yet these were evident and immediately grasped by the instinct of any young artist in search of visibility. The goose's curatorial plans were quite ambitious, it involved creating a huge collective exhibition entitled “T(r)opicalia” at a prestigious contemporary art museum.
So what to do? Accept the invitation or not?
I don't know why I did it, but I decided to accept; things then went in a very different way from the one described and carefully planned by the goose. For reasons still unclear to me, the only participants in the exhibition were me and the bat. The collective exhibition turned into a sort of two-person show, where I participated with just one piece, a self-portrait of mine partly inspired by the BANANAS exhibition. The title of the exhibition was changed, from “T(r)opicalia” to the Teutonic “Der Kiefernwald”, while the prestigious location of the museum was transformed into a small plot of land thickly planted with trees within a private property of a rich uncle of the goose, who seemed to have great fun facilitating the young curator's intellectual ambitions.
Incontrai il pipistrello il giorno stesso in cui andai a fissare il mio quadro sul fusto di un giovane pino; essendo all’aperto e non essendoci pareti, gli alberi rimanevano gli unici sostegni stabili su cui appendere le opere.
Il pipistrello non era una faccia nuova; era un artista che si stava facendo largo tra le strette maglie della critica e su internet già comparivano immagini non solo delle sue opere, ma anche della sua figura. Sembrava un animale nobile, dagli occhi intensamente neri, un musetto piccolo e affilato, ma ben proporzionato e dalle ali possenti, regali come quelle dell’aquila.
Quando mi trovai davanti ad un piccolo topo munito di ali, dall’aspetto tragicamente comico e grottesco, stentai a riconoscerlo.
Seppi poi che i primi contatti con il mondo dell’arte li ebbe proprio grazie a questa sua figura inoffensiva, quasi goffa; con quel suo viso da topo di campagna, un poco spelacchiato, sembrava fosse specializzato nel fare l’imitazione di Adriano Celentano; proprio con questa sua abilità si era accattivato le simpatie di un famoso e influente scrittore, tramite il quale conobbe poi uno dei più importanti Direttori che reggevano le alte sfere dell’arte.
Se a favorire la sua ascesa fosse stato o meno l’influente amico scrittore non era del tutto certo, ma era fuor di dubbio che la ricerca del pipistrello fosse in quel momento sulla cresta dell’onda.
La sua pratica artistica affrontava temi incredibilmente attuali, complessi e spinosi: l’intrecciarsi di storia personale e collettiva, il colonialismo e le sue ripercussioni sulla coscienza sociale nel contesto del rapporto tra antropocene e antropocentrismo.
I curatori, scoprii poi, andavano pazzi per il modo in cui il pipistrello riusciva a usare la propria identità personale e familiare come materiale per affrontare delicate tematiche collettive. Era cosa nota infatti che il pipistrello avesse origine in una delle terre del profondo sud del mondo, piagata da secoli di afflizione coloniale e alle prese con conflitti laceranti tra modernità e tensioni etniche insanabili. Il trisnonno del pipistrello si diceva fosse volato via da queste terre in cerca di un futuro migliore, o questo almeno era quello che il pipistrello, per un certo tempo, aveva fatto credere.
Ad ogni modo il pipistrello, che con l’oca si prodigava in lunghe chiacchiere con pause teatrali di profonda riflessione - è proprio in queste pause che si poteva scorgere la sua somiglianza con il “molleggiato”! -, con me fu subito freddo e distaccato. Non voglio dire che fosse scortese, ma era come se volesse mantenere le distanze; penso che per lui si trattasse di una strana questione di casta, per la quale un artista più affermato di un altro avesse il sacrosanto dovere di sottolineare questa differenza di status attraverso un comportamento affettatamente empatico, dietro al quale si nascondeva un terribile ammonimento: “ricordati sempre della mia superiorità”.
Oggi capisco pienamente come anche questa sia una delle tante regole non scritte del mondo dell’arte, delle quali mi parlò per la prima volta la papera. Al tempo tuttavia non compresi questo suo atteggiamento e cercai civilmente di provare ad impostare con lui un semplice dialogo.
I met the bat the same day I went to fix my painting on the trunk of a young pine; being outdoors and there being no walls, the trees remained the only stable supports on which to hang the works.
The Bat wasn't a newcomer in the art world; he was an artist who was making his way through the narrow confines of criticism and images not only of his works, but also of his figure were already appearing on the internet. It looked like a noble animal, with intensely black eyes, a small and sharp but well-proportioned muzzle and powerful wings, regal like those of an eagle.
When I found myself in front of a small mouse with wings, with a tragically comical and grotesque appearance, I struggled to recognize it.
I later learned that his first contacts with the world of art happened precisely thanks to this inoffensive, almost clumsy figure of his; with his slightly mangy country mouse face, he seemed to have specialized in imitating Adriano Celentano; It was precisely with this ability that he had endeared himself to a famous and influential writer, through whom he then met one of the most important directors who ruled the highest spheres of art.
Whether or not it was his influential writer friend who had favored his rise was not entirely certain, but there was no doubt that the artistic research of the bat was among the coolest at that moment.
His artistic practice addressed incredibly current, complex and thorny issues: the intertwining of personal and collective history, colonialism and its repercussions on social consciousness in the context of the relationship between the anthropocene and anthropocentrism.
The curators, I later discovered, went crazy about the way in which the bat managed to use his personal and family identity as material to address delicate collective issues. In fact, it was well known that the bat originated in one of the lands of the deep south of the world, plagued by centuries of colonial affliction and grappling with lacerating conflicts between modernity and intractable ethnic tensions. The bat's great-great-grandfather was said to have flown away from these lands in search of a better future, or at least that was what the bat, for a certain time, had led people to believe.
In any case, the bat, who engaged in long chats with the goose with theatrical pauses for deep reflection - it is precisely in these pauses that one could see his resemblance to Celentano! -he was immediately cold and detached from me. I don't want to say he was rude, but it was like he wanted to keep his distance; I think that for him it was a strange question of caste, for which an artist who was more successful than another had the legitimate duty to underline this difference in status through an affectedly empathetic behavior, behind which was hidden a terrible warning: "You should constantly remember of my superiority."
Today I fully understand how this is also one of the many unwritten rules of the art world, which the duck told me about for the first time. At the time, however, I did not understand this attitude and I tried to establish a simple dialogue with him in a civil manner.
Io avevo letto diversi romanzi di quel famoso scrittore che si vocifera avesse aiutato il pipistrello a muovere i primi passi nel mondo dell’arte, per cui pensai di intavolare il discorso proprio su questo argomento. Penso non dimenticherò mai la sua risposta. Mi guardò dall’alto in basso, con un sopracciglio leggermente sollevato ed una smorfia di fastidio sulle labbra.
PIPISTRELLO: Io sono molto orgoglioso di non aver mai letto un suo libro. Anzi, io non leggo proprio nulla.
E quasi non fosse soddisfatto dopo una breve pausa aggiunse:
PIPISTRELLO: Lui è un amico, e tutto quello che c’era da capire e da sapere della sua arte l’ho appreso nella semplicità domestica. La bellezza è semplicità e circondarsi di belle persone è tutto quel che serve. L’arte è vita e questo è tutto ciò che basta ad un artista. I libri sono forme morte, il più delle volte noiose ed incomprensibili.
Mi stupì tantissimo che un artista concettuale come lui manifestasse tale spregio per la lettura. Mi ero figurato un intellettuale sofisticato e credevo che gli errori grammaticali negli statement sul suo sito fossero legati ad una errata traduzione dall’inglese che, scoprii poi, il pipistrello non era mai riuscito a imparare nonostante anni e anni di drammatiche lezioni private. Ad ogni modo l’eccitamento per la situazione e la mia indole bonaria poco incline a veder male negli altri, troncarono sul nascere qualsiasi dubbio interiore.
La mia risposta fu dunque immediata e grossolanamente entusiasta.
DELTITNU: Caro pipistrello, adoro i suoi libri, io invece li ho letti tutti! Sarebbe dunque un vero arricchimento per me poterlo conoscere, avere la fortuna di poter dialogare in quella stessa semplicità domestica di cui tu parli. Potresti parlargli di me e magari farmi avere un suo contatto così da potergli scrivere, ne sarei veramente felice. Sarebbe bellissimo!
Nella mia ingenuità, quello che feci con questa domanda, penso trovi l’uguale solo nella bestemmia in chiesa; chiedere spudoratamente quello che nel gergo del mondo dell’arte si definisce un “contatto”, e per giunta ad un altro artista, è come compiere la più orribile delle barbarie, una vera e propria mancanza di tatto e di educazione.
Il Pipistrello ne fu immediatamente disgustato; non rispose neppure, e quasi fingendo che io non avessi proferito verbo, diede due colpi secchi e veloci con le sue piccole ali nere e volò via posandosi sul ramo di un albero, dal quale continuò ad osservarmi per qualche tempo con assoluto disprezzo.
Mi sentii annichilito, soprattutto perché al tempo non avevo la benché minima conoscenza del significato e dell’importanza dei “contatti” nel mondo dell’arte.
Mi diressi allora sconsolato verso l’oca, che intanto contemplava fissamente il nodoso tronco di un pino. A ripensarci ora, era un personaggio assai particolare, e la gran parte delle volte in cui parlava, faticavo sinceramente a capire il senso delle sue parole. Compresi poi che, essendo molto insicuro, si era costruito un linguaggio tarato sui contenuti dei comunicati stampa dei suoi colleghi curatori; era un modo per darsi un tono da intellettuale ed apparire colto e sofisticato.
OCA: Cari amici, sono davvero soddisfatto di questo progetto. In un contesto dominato dai flussi di dati e dalle ibridazioni tecnologiche due sono le possibilità: l’assunzione (la cleptomania) asistemica dei linguaggi codificati e artificiali, nel comodo dialogo con le strutture esistenti, ovvero l’accettazione e la pseudo-analisi post-ideologica, l’osmosi olistica con la “condizione”, oppure, all’opposto, il libero progettarsi del destino dell’animale. Purtroppo caro pipistrello, questo è il difficile contesto in cui noi tutti, artisti e curatori, dobbiamo operare all’unisono; ma siamo figli del nostro tempo e non possiamo far finta di nulla, solo analizzare e creare, creare ed analizzare. Il tramonto dell’Occidente deve essere superato con forza e determinazione; non c’è altra via.
Il pipistrello, che si era riparato a testa in giù sotto un grosso ramo, sbadigliò pigramente annuendo, informandosi poi su certi inviti alla mostra che aveva chiesto all’oca di inviare ad alcuni suoi collezionisti di riferimento.
Con la coda dell’occhio continuavo ad osservare il pipistrello e l’oca parlare mentre mi dirigevo a guardare da vicino le altre opere esposte.
I had read several novels by that famous writer who was rumored to have helped the bat take his first steps in the world of art, so I thought I'd start the conversation on this very topic. I don't think I'll ever forget his response. He looked at me up and down, with a slightly raised eyebrow and a grimace of annoyance on his lips.
BAT: I am very proud of never having read a book by him. In fact, I don't read anything at all.
And as if he were not satisfied after a short pause he added:
BAT: He is a friend, and everything there was to understand and know about his art I learned in domestic simplicity. Beauty is simplicity and surrounding yourself with beautiful people is all it takes. Art is life and this is all an artist needs. Books are dead forms, most of the time boring and incomprehensible.
I was very surprised that a conceptual artist like him showed such contempt for reading. I had imagined him to be a sophisticated intellectual and I believed that the grammatical errors in the statements on his website were linked to an incorrect translation from English which, I later discovered, the bat had never managed to learn despite years and years of dramatic private lessons. In any case, the excitement over the situation and my good-natured nature, not inclined to see evil in others, nipped any internal doubts in the bud.
My response was therefore immediate and grossly enthusiastic.
DELTITNU: Dear bat, I love his books, I've read them all! It would therefore be a real enrichment for me to be able to get to know him, to have the fortune of being able to dialogue in that same domestic simplicity that you speak of. You could tell him about me and maybe let me have his contact details so I can write to him, I would be really happy. It would be wonderful!
In my naivety, what I did with this question, I think is only matched by blasphemy in church; shamelessly asking for what in the jargon of the art world is defined as a "contact", and to another artist at that, is like committing the most horrible of barbarism, a real lack of tact and education. The Bat was immediately disgusted by this; he didn't even answer, and almost pretending that I hadn't said a word, he gave two quick and sharp strokes with his small black wings and flew away, settling on the branch of a tree, from which he continued to observe me for some time with absolute contempt.
I felt annihilated, especially because at the time I didn't have the slightest knowledge of the meaning and importance of "contacts" in the art world.
I then went disconsolately towards the goose, who was meanwhile gazing fixedly at the trunk of a pine tree. Thinking about it now, he was a very particular character, and most of the times he spoke, I honestly struggled to understand the meaning of his words. I then understood that, being very insecure, he had constructed a language calibrated on the contents of the press releases of his fellow curators; it was a way to give himself an intellectual tone and appear cultured and sophisticated.
GOOSE: Dear friends, I am really satisfied with this project. In a context dominated by data flows and technological hybridizations, there are two possibilities: the systemic assumption (kleptomania) of codified and artificial languages, in the comfortable dialogue with existing structures, or rather the acceptance and post-pseudo-analysis ideological, the holistic osmosis with the "condition", or, on the contrary, the free planning of the animal's destiny. Unfortunately, dear bat, this is the difficult context in which all of us, artists and curators, must operate in unison; but we are children of our time and we cannot pretend nothing has happened, only analyze and create, create and analyze. The decline of the West must be overcome with strength and determination; there is no other way.
The bat, who had taken shelter upside down under a large branch, yawned lazily and nodded, then inquired about certain invitations to the exhibition that he had asked the goose to send to some of his reference collectors.
Out of the corner of my eye I continued to observe the bat and the goose talking while I went to look closely at the other works on display.
I dipinti del pipistrello riprendevano le trame dei tessuti della sua terra di origine, in maniera giocosa e quasi informale, sovrapponendo a queste texture le immagini disegnate dei gatti che colonizzarono brutalmente quelle terre, acerrimi nemici dei pipistrelli. Le immagini dei gatti erano volutamente semplificate e naif, alla maniera delle sculture dei pipistrelli del sud. I bellissimi e pregiati gatti europei venivano dunque riprodotti secondo un barbarismo formale tutto pipistrelliano: era questo cortocircuito culturale e identitario che piaceva tanto ai curatori.
Ma mentre guardavo assorto quei dipinti, mi sovvennero le parole della papera: “mai e poi mai lavorare con curatori di second’ordine!” Ritornai con la mente alla realtà; il pipistrello si era intanto spostato proprio sopra la sua opera e, ciondolando da un ramo a testa in giù, mi fissava dall’alto coi suoi occhi gialli e freddi.
Mi sentivo ormai inadeguato e fuori luogo rispetto alla situazione che stavo vivendo, ma non avendo più nulla da perdere decisi di rivolgere per l’ultima volta la parola al pipistrello. Ormai mi premeva solo sapere cosa ne pensasse lui dei curatori di second’ordine
DELTITNU: Sai, nutrivo delle remore ad accettare l’invito a questa mostra: l’oca non gode infatti di una reputazione positiva presso le alte sfere dell’arte e mi era stato sconsigliato di collaborare con lei. Sono dunque rimasto sorpreso dalla decisione di un artista del tuo calibro di partecipare alla mostra nonostante questa fama negativa del curatore.
PIPISTRELLO: Vedi Deltitnu, devi capire che io sono un professionista e in quanto tale per me è fondamentale essere sempre in contatto con i curatori, collezionisti e critici che contano, e aggiornare la ricerca sui temi che a loro interessano. Se loro non mi invitano ai loro progetti io mica mi posso mettere a produrre delle opere così, per il gusto di farle: hai mai visto un notaio stilare un atto per diletto?
Devi stare inoltre bene attento a chi cerca di metterti in guardia: le alte sfere sono infatti sempre accorte ad accogliere chi più lo merita e non esistono, a certi livelli, sia ben inteso, delle gerarchie fisse. Prendi ad esempio il mio amico, il cavallino Tigò: per anni ha lavorato come assistente del Direttore e in veste di curatore indipendente, ma da quando il Direttore è stato trasferito nel nuovo museo lui ha improvvisamente cessato di lavorare e avere credibilità. Ora sopravvive insegnando in un ippodromo e cercando di accaparrarsi fondi europei proponendo progetti relazionali nei quartieri più disagiati. Come vedi non esistono certezze e bisogna essere scaltri a intuire chi può ascendere alle alte sfere; lo zio dell’Oca è molto ricco, credo che questo lo aiuterà non poco, anche se al momento è solo agli inizi.
Successivamente venni a sapere che il pipistrello era stato lautamente ricompensato per partecipare alla mostra: aveva chiesto una spaziosa tana in centro città per lavorare alle opere ed un budget molto alto per coprire i costi di produzione. Io non avevo ricevuto il becco di un quattrino, ma immaginavo che il mio status di sconosciuto giovane artista non mi permettesse di avanzare alcuna pretesa.
The paintings of the bat took up the textures of the fabrics of its land of origin, in a playful and almost informal way, superimposing on these textures the drawn images of the cats that brutally colonized those lands, harsh enemies of bats. The cat images were deliberately simplified and naïve, in the manner of Southern bat sculptures. The beautiful and prized European cats were therefore reproduced according to an entirely bat-like formal barbarism: it was this cultural and identitarian reversal that the curators liked so much.
But while I was looking intensely at those paintings, the duck's words came to mind: "never, ever work with second-rate curators!" I returned my mind to reality; the bat had meanwhile moved right above his work and, dangling upside down from a branch, was staring at me from above with its cold yellow eyes.
I now felt inadequate and out of place in relation to the situation I was experiencing, but having nothing left to lose I decided to speak to the bat for the last time. Now I just wanted to know what he thought of second-rate curators
DELTITNU: You know, I had hesitations about accepting the invitation to this exhibition: the goose does not in fact enjoy a positive reputation in the high spheres of art and I had been advised against collaborating with it. I was therefore surprised by the decision of an artist of your caliber to participate in the exhibition despite this negative reputation of the curator.
BAT: You see, Deltitnu, you must understand that I am a professional and as such it is essential for me to always be in contact with the curators, collectors and critics who matter, and to update the research on the topics that interest them. If they don't invite me to their projects I can't start producing works like this, for the sake of doing them: have you ever seen a notary draw up a deed for pleasure?
You must also be very careful of those who try to warn you: the upper spheres are in fact always careful to welcome those who deserve it most and, mind you, there are no fixed hierarchies at certain levels. Take for example my friend, the little horse Tigò: for years he worked as assistant to the Director and as an independent curator, but since the Director was transferred to the new museum he suddenly stopped working and having credibility. He now survives by teaching in a racecourse and trying to secure European funds by proposing relational projects in the most disadvantaged neighborhoods. As you can see, there are no certainties and you have to be clever to guess who can ascend to the high spheres; the Goose's uncle is very rich, I think this will help him a lot, even if at the moment he is only just starting out.
I later learned that the bat had been generously paid for participating in the exhibition: he had asked for a spacious den in the city center to work on the works and a very high budget to cover the production costs. I hadn't received a penny, but I figured that my status as an unknown young artist didn't allow me to make any claims.
III
Dove Deltitnu prende parte alla mostra "Der kiefernwald"
[ITA] Deltitnu è il titolo di un nuovo progetto che Montecristo Project aprirà nell'autunno 2022. Con il termine Meta-mostre si intende una serie di esposizioni sperimentali che mescolano elementi visivi e narrativi per affrontare temi come l'origine dell'opera d'arte, la sua relazione con il mondo dell'arte e i personaggi che vi gravitano attorno. Il progetto si compone di mostre i cui testi di presentazione sono dialoghi tra le opere stesse che svelano una narrazione che inizia con un misterioso omicidio. In questo progetto la fotografia delle opere svolge un ruolo visivo e narrativo legato non solo al classico installation shot, ma teso a fondere gli elementi “attivi” e “passivi” dello spazio-mostra al fine di mettere in scena, sul piano dell’immagine, una conversazione tra le opere che costituiscono il progetto.
[ENG] Deltitnu is the title of a new research that Montecristo Project will be publishing starting in autumn 2022. The term Meta-exhibitions indicates a series of experimental exhibitions that mix visual and narrative elements to address issues such as the origin of the work of art, its relationship with the world of art and the characters that gravitate around it. The project consists of exhibitions whose presentation texts are dialogues between the works themselves that reveal a narrative which begins with a mysterious murder. In this project the photography of the works plays a visual and narrative role linked not only to the classic installation shot, but aimed at merging the "active" and "passive" elements of the exhibition space in order to stage a visual conversation between the works that make up the project.
[ITA]
CAPITOLO III
DOVE DELTITNU PRENDE PARTE ALLA MOSTRA "DER KIEFERNWALD"
La curatrice papera mi aveva messo in guardia: nel mondo dell’arte esistono delle regole non scritte. Se volevo nutrire la speranza di venire notato dal Direttore non avrei mai e poi mai dovuto lavorare con curatori di second’ordine. Pensavo, tuttavia, che se avessi esposto le mie opere sarebbe stato più facile che qualcuno si interessasse alla mia ricerca, speravo inoltre di incontrare altri giovani artisti con i quali confrontarmi e chissà, magari collaborare. Non potevo certo aspettare in eterno, rintanato nel mio studio, che la papera si decidesse a ritenermi pronto per lavorare con lei; avevo l’impressione che quel momento sarebbe anche potuto non arrivare mai.
Iniziavo a vivere in uno stato di assoluta incertezza, nel timore di fare un passo falso. Sapevo che anche una promessa, come l’accordo per uno studio visit o una mostra, di cui poteva essere anche già fissata da tempo la data di apertura e chiusura, finiva per non significare nulla di reale. Tutto era sempre estremamente mutevole ed incerto. I motivi di questi cambiamenti erano sempre incomprensibili, quasi avessero l’unico scopo di mantenere l’artista in uno stato di agitazione ed ansia perenne.
Per me diventava allora assolutamente necessario intervenire personalmente affinché le cose non volgessero a mio sfavore. Così, in condizioni di grande stanchezza fisica e mentale, passavo le giornate a scrivere e-mails, con l’intento di essere aggiornato sugli sviluppi di una qualsiasi possibile mostra, progetto o studio-visit. Le risposte erano però sempre tardive e di poche parole, per cui era molto difficile farsi un'idea precisa e veritiera del parere di un curatore.
Questa era la mia situazione, quando un bel giorno mi arrivò l’invito ad una mostra. Aprii velocemente la mail e cercai subito il nome del curatore: l’oca. La gioia iniziale lasciò immediatamente spazio ad un profondo terrore. Purtroppo si trattava di un invito da parte di un curatore di second’ordine. Mi risuonarono subito stridenti le parole della papera relative alle alte e basse sfere dell’arte, ai curatori di primo e second’ordine, e alle leggi non scritte del mondo dell’arte.
In apparenza era impossibile comprendere le differenze tra un curatore di primo e second’ordine. A parole non ne saprei certo indicare le diversità, eppure queste erano evidenti e colte immediatamente dall’istinto di qualsiasi giovane artista in cerca di visibilità. I piani curatoriali dell’oca erano piuttosto ambiziosi, si trattava di realizzare un’enorme collettiva dal titolo “T(r)opicalia” presso un prestigioso museo di arte contemporanea.
Cosa fare dunque? Accettare o no l’invito?
Non so perché lo feci, ma decisi di accettare; le cose poi andarono in un modo ben diverso da quello descritto e attentamente pianificato dall’oca. Per ragioni a me ancora oscure gli unici partecipanti alla mostra fummo io ed il pipistrello. La mostra collettiva si tramutò in una sorta di bipersonale, dove io partecipai con un solo pezzo, un mio autoritratto in parte ispirato alla mostra BANANAS. Il titolo della mostra venne modificato, e da “T(r)opicalia” si passò ad un teutonico “Der Kiefernwald”, mentre la prestigiosa location del museo si tramutò in un piccolo appezzamento di terra fittamente alberato all’interno di una proprietà privata di uno zio ricco dell’oca, che sembrava divertirsi un mondo ad agevolare le ambizioni intellettuali del giovane curatore.
[ENG]
CHAPTER III
WHERE DELTITNU TAKES PART IN THE “DER KIEFERNWALD” EXHIBITION
The curator Duck had warned me: in the art system there are unwritten rules. If I wanted to have the hope of being noticed by the museum Director I would never, ever have had to work with second-rate curators. I thought, however, that if I exhibited my works it would be easier for someone to be interested in my research, I also hoped to meet other young artists with whom I could confront with and who knows, maybe collaborate. I certainly couldn't wait forever, holed up in my study, for the duck to decide to deem me ready to work with her; I had the impression that that moment might never have come.
I began to live in a state of absolute uncertainty, in fear of making a false step. I knew that even a promise, such as an agreement for a studio visit or an exhibition, for which the opening and closing date could have already been set for some time, ended up meaning nothing real. Everything was always extremely changeable and uncertain. The reasons for these changes were always incomprehensible, as if they had the sole purpose of keeping the artist in a state of perpetual agitation and anxiety.
It then became absolutely necessary for me to intervene personally so that things did not turn against me. Thus, in conditions of great physical and mental exhaustion, I spent my days writing emails, with the aim of being updated on the developments of any possible exhibition, project or studio visit. However, the answers were always late and of few words, so it was very difficult to get a precise and truthful idea of a curator's opinion.
This was my condition when one fine day I received an invitation to an exhibition. I quickly opened the email and immediately looked for the curator's name: the goose. The initial joy immediately gave way to profound terror. Unfortunately it was an invitation from a second-rate curator. The duck's words regarding the high and low spheres of art, high and low quality curators, and the unwritten laws of the art world immediately resonated with me.
Apparently it was impossible to understand the differences between a first-rate and second-rate curator. In words I certainly couldn't indicate the differences, yet these were evident and immediately grasped by the instinct of any young artist in search of visibility. The goose's curatorial plans were quite ambitious, it involved creating a huge collective exhibition entitled “T(r)opicalia” at a prestigious contemporary art museum.
So what to do? Accept the invitation or not?
I don't know why I did it, but I decided to accept; things then went in a very different way from the one described and carefully planned by the goose. For reasons still unclear to me, the only participants in the exhibition were me and the bat. The collective exhibition turned into a sort of two-person show, where I participated with just one piece, a self-portrait of mine partly inspired by the BANANAS exhibition. The title of the exhibition was changed, from “T(r)opicalia” to the Teutonic “Der Kiefernwald”, while the prestigious location of the museum was transformed into a small plot of land thickly planted with trees within a private property of a rich uncle of the goose, who seemed to have great fun facilitating the young curator's intellectual ambitions.
Incontrai il pipistrello il giorno stesso in cui andai a fissare il mio quadro sul fusto di un giovane pino; essendo all’aperto e non essendoci pareti, gli alberi rimanevano gli unici sostegni stabili su cui appendere le opere.
Il pipistrello non era una faccia nuova; era un artista che si stava facendo largo tra le strette maglie della critica e su internet già comparivano immagini non solo delle sue opere, ma anche della sua figura. Sembrava un animale nobile, dagli occhi intensamente neri, un musetto piccolo e affilato, ma ben proporzionato e dalle ali possenti, regali come quelle dell’aquila.
Quando mi trovai davanti ad un piccolo topo munito di ali, dall’aspetto tragicamente comico e grottesco, stentai a riconoscerlo.
Seppi poi che i primi contatti con il mondo dell’arte li ebbe proprio grazie a questa sua figura inoffensiva, quasi goffa; con quel suo viso da topo di campagna, un poco spelacchiato, sembrava fosse specializzato nel fare l’imitazione di Adriano Celentano; proprio con questa sua abilità si era accattivato le simpatie di un famoso e influente scrittore, tramite il quale conobbe poi uno dei più importanti Direttori che reggevano le alte sfere dell’arte.
Se a favorire la sua ascesa fosse stato o meno l’influente amico scrittore non era del tutto certo, ma era fuor di dubbio che la ricerca del pipistrello fosse in quel momento sulla cresta dell’onda.
La sua pratica artistica affrontava temi incredibilmente attuali, complessi e spinosi: l’intrecciarsi di storia personale e collettiva, il colonialismo e le sue ripercussioni sulla coscienza sociale nel contesto del rapporto tra antropocene e antropocentrismo.
I curatori, scoprii poi, andavano pazzi per il modo in cui il pipistrello riusciva a usare la propria identità personale e familiare come materiale per affrontare delicate tematiche collettive. Era cosa nota infatti che il pipistrello avesse origine in una delle terre del profondo sud del mondo, piagata da secoli di afflizione coloniale e alle prese con conflitti laceranti tra modernità e tensioni etniche insanabili. Il trisnonno del pipistrello si diceva fosse volato via da queste terre in cerca di un futuro migliore, o questo almeno era quello che il pipistrello, per un certo tempo, aveva fatto credere.
Ad ogni modo il pipistrello, che con l’oca si prodigava in lunghe chiacchiere con pause teatrali di profonda riflessione - è proprio in queste pause che si poteva scorgere la sua somiglianza con il “molleggiato”! -, con me fu subito freddo e distaccato. Non voglio dire che fosse scortese, ma era come se volesse mantenere le distanze; penso che per lui si trattasse di una strana questione di casta, per la quale un artista più affermato di un altro avesse il sacrosanto dovere di sottolineare questa differenza di status attraverso un comportamento affettatamente empatico, dietro al quale si nascondeva un terribile ammonimento: “ricordati sempre della mia superiorità”.
Oggi capisco pienamente come anche questa sia una delle tante regole non scritte del mondo dell’arte, delle quali mi parlò per la prima volta la papera. Al tempo tuttavia non compresi questo suo atteggiamento e cercai civilmente di provare ad impostare con lui un semplice dialogo.
I met the bat the same day I went to fix my painting on the trunk of a young pine; being outdoors and there being no walls, the trees remained the only stable supports on which to hang the works.
The Bat wasn't a newcomer in the art world; he was an artist who was making his way through the narrow confines of criticism and images not only of his works, but also of his figure were already appearing on the internet. It looked like a noble animal, with intensely black eyes, a small and sharp but well-proportioned muzzle and powerful wings, regal like those of an eagle.
When I found myself in front of a small mouse with wings, with a tragically comical and grotesque appearance, I struggled to recognize it.
I later learned that his first contacts with the world of art happened precisely thanks to this inoffensive, almost clumsy figure of his; with his slightly mangy country mouse face, he seemed to have specialized in imitating Adriano Celentano; It was precisely with this ability that he had endeared himself to a famous and influential writer, through whom he then met one of the most important directors who ruled the highest spheres of art.
Whether or not it was his influential writer friend who had favored his rise was not entirely certain, but there was no doubt that the artistic research of the bat was among the coolest at that moment.
His artistic practice addressed incredibly current, complex and thorny issues: the intertwining of personal and collective history, colonialism and its repercussions on social consciousness in the context of the relationship between the anthropocene and anthropocentrism.
The curators, I later discovered, went crazy about the way in which the bat managed to use his personal and family identity as material to address delicate collective issues. In fact, it was well known that the bat originated in one of the lands of the deep south of the world, plagued by centuries of colonial affliction and grappling with lacerating conflicts between modernity and intractable ethnic tensions. The bat's great-great-grandfather was said to have flown away from these lands in search of a better future, or at least that was what the bat, for a certain time, had led people to believe.
In any case, the bat, who engaged in long chats with the goose with theatrical pauses for deep reflection - it is precisely in these pauses that one could see his resemblance to Celentano! -he was immediately cold and detached from me. I don't want to say he was rude, but it was like he wanted to keep his distance; I think that for him it was a strange question of caste, for which an artist who was more successful than another had the legitimate duty to underline this difference in status through an affectedly empathetic behavior, behind which was hidden a terrible warning: "You should constantly remember of my superiority."
Today I fully understand how this is also one of the many unwritten rules of the art world, which the duck told me about for the first time. At the time, however, I did not understand this attitude and I tried to establish a simple dialogue with him in a civil manner.
Io avevo letto diversi romanzi di quel famoso scrittore che si vocifera avesse aiutato il pipistrello a muovere i primi passi nel mondo dell’arte, per cui pensai di intavolare il discorso proprio su questo argomento. Penso non dimenticherò mai la sua risposta. Mi guardò dall’alto in basso, con un sopracciglio leggermente sollevato ed una smorfia di fastidio sulle labbra.
PIPISTRELLO: Io sono molto orgoglioso di non aver mai letto un suo libro. Anzi, io non leggo proprio nulla.
E quasi non fosse soddisfatto dopo una breve pausa aggiunse:
PIPISTRELLO: Lui è un amico, e tutto quello che c’era da capire e da sapere della sua arte l’ho appreso nella semplicità domestica. La bellezza è semplicità e circondarsi di belle persone è tutto quel che serve. L’arte è vita e questo è tutto ciò che basta ad un artista. I libri sono forme morte, il più delle volte noiose ed incomprensibili.
Mi stupì tantissimo che un artista concettuale come lui manifestasse tale spregio per la lettura. Mi ero figurato un intellettuale sofisticato e credevo che gli errori grammaticali negli statement sul suo sito fossero legati ad una errata traduzione dall’inglese che, scoprii poi, il pipistrello non era mai riuscito a imparare nonostante anni e anni di drammatiche lezioni private. Ad ogni modo l’eccitamento per la situazione e la mia indole bonaria poco incline a veder male negli altri, troncarono sul nascere qualsiasi dubbio interiore.
La mia risposta fu dunque immediata e grossolanamente entusiasta.
DELTITNU: Caro pipistrello, adoro i suoi libri, io invece li ho letti tutti! Sarebbe dunque un vero arricchimento per me poterlo conoscere, avere la fortuna di poter dialogare in quella stessa semplicità domestica di cui tu parli. Potresti parlargli di me e magari farmi avere un suo contatto così da potergli scrivere, ne sarei veramente felice. Sarebbe bellissimo!
Nella mia ingenuità, quello che feci con questa domanda, penso trovi l’uguale solo nella bestemmia in chiesa; chiedere spudoratamente quello che nel gergo del mondo dell’arte si definisce un “contatto”, e per giunta ad un altro artista, è come compiere la più orribile delle barbarie, una vera e propria mancanza di tatto e di educazione.
Il Pipistrello ne fu immediatamente disgustato; non rispose neppure, e quasi fingendo che io non avessi proferito verbo, diede due colpi secchi e veloci con le sue piccole ali nere e volò via posandosi sul ramo di un albero, dal quale continuò ad osservarmi per qualche tempo con assoluto disprezzo.
Mi sentii annichilito, soprattutto perché al tempo non avevo la benché minima conoscenza del significato e dell’importanza dei “contatti” nel mondo dell’arte.
Mi diressi allora sconsolato verso l’oca, che intanto contemplava fissamente il nodoso tronco di un pino. A ripensarci ora, era un personaggio assai particolare, e la gran parte delle volte in cui parlava, faticavo sinceramente a capire il senso delle sue parole. Compresi poi che, essendo molto insicuro, si era costruito un linguaggio tarato sui contenuti dei comunicati stampa dei suoi colleghi curatori; era un modo per darsi un tono da intellettuale ed apparire colto e sofisticato.
OCA: Cari amici, sono davvero soddisfatto di questo progetto. In un contesto dominato dai flussi di dati e dalle ibridazioni tecnologiche due sono le possibilità: l’assunzione (la cleptomania) asistemica dei linguaggi codificati e artificiali, nel comodo dialogo con le strutture esistenti, ovvero l’accettazione e la pseudo-analisi post-ideologica, l’osmosi olistica con la “condizione”, oppure, all’opposto, il libero progettarsi del destino dell’animale. Purtroppo caro pipistrello, questo è il difficile contesto in cui noi tutti, artisti e curatori, dobbiamo operare all’unisono; ma siamo figli del nostro tempo e non possiamo far finta di nulla, solo analizzare e creare, creare ed analizzare. Il tramonto dell’Occidente deve essere superato con forza e determinazione; non c’è altra via.
Il pipistrello, che si era riparato a testa in giù sotto un grosso ramo, sbadigliò pigramente annuendo, informandosi poi su certi inviti alla mostra che aveva chiesto all’oca di inviare ad alcuni suoi collezionisti di riferimento.
Con la coda dell’occhio continuavo ad osservare il pipistrello e l’oca parlare mentre mi dirigevo a guardare da vicino le altre opere esposte.
I had read several novels by that famous writer who was rumored to have helped the bat take his first steps in the world of art, so I thought I'd start the conversation on this very topic. I don't think I'll ever forget his response. He looked at me up and down, with a slightly raised eyebrow and a grimace of annoyance on his lips.
BAT: I am very proud of never having read a book by him. In fact, I don't read anything at all.
And as if he were not satisfied after a short pause he added:
BAT: He is a friend, and everything there was to understand and know about his art I learned in domestic simplicity. Beauty is simplicity and surrounding yourself with beautiful people is all it takes. Art is life and this is all an artist needs. Books are dead forms, most of the time boring and incomprehensible.
I was very surprised that a conceptual artist like him showed such contempt for reading. I had imagined him to be a sophisticated intellectual and I believed that the grammatical errors in the statements on his website were linked to an incorrect translation from English which, I later discovered, the bat had never managed to learn despite years and years of dramatic private lessons. In any case, the excitement over the situation and my good-natured nature, not inclined to see evil in others, nipped any internal doubts in the bud.
My response was therefore immediate and grossly enthusiastic.
DELTITNU: Dear bat, I love his books, I've read them all! It would therefore be a real enrichment for me to be able to get to know him, to have the fortune of being able to dialogue in that same domestic simplicity that you speak of. You could tell him about me and maybe let me have his contact details so I can write to him, I would be really happy. It would be wonderful!
In my naivety, what I did with this question, I think is only matched by blasphemy in church; shamelessly asking for what in the jargon of the art world is defined as a "contact", and to another artist at that, is like committing the most horrible of barbarism, a real lack of tact and education. The Bat was immediately disgusted by this; he didn't even answer, and almost pretending that I hadn't said a word, he gave two quick and sharp strokes with his small black wings and flew away, settling on the branch of a tree, from which he continued to observe me for some time with absolute contempt.
I felt annihilated, especially because at the time I didn't have the slightest knowledge of the meaning and importance of "contacts" in the art world.
I then went disconsolately towards the goose, who was meanwhile gazing fixedly at the trunk of a pine tree. Thinking about it now, he was a very particular character, and most of the times he spoke, I honestly struggled to understand the meaning of his words. I then understood that, being very insecure, he had constructed a language calibrated on the contents of the press releases of his fellow curators; it was a way to give himself an intellectual tone and appear cultured and sophisticated.
GOOSE: Dear friends, I am really satisfied with this project. In a context dominated by data flows and technological hybridizations, there are two possibilities: the systemic assumption (kleptomania) of codified and artificial languages, in the comfortable dialogue with existing structures, or rather the acceptance and post-pseudo-analysis ideological, the holistic osmosis with the "condition", or, on the contrary, the free planning of the animal's destiny. Unfortunately, dear bat, this is the difficult context in which all of us, artists and curators, must operate in unison; but we are children of our time and we cannot pretend nothing has happened, only analyze and create, create and analyze. The decline of the West must be overcome with strength and determination; there is no other way.
The bat, who had taken shelter upside down under a large branch, yawned lazily and nodded, then inquired about certain invitations to the exhibition that he had asked the goose to send to some of his reference collectors.
Out of the corner of my eye I continued to observe the bat and the goose talking while I went to look closely at the other works on display.
I dipinti del pipistrello riprendevano le trame dei tessuti della sua terra di origine, in maniera giocosa e quasi informale, sovrapponendo a queste texture le immagini disegnate dei gatti che colonizzarono brutalmente quelle terre, acerrimi nemici dei pipistrelli. Le immagini dei gatti erano volutamente semplificate e naif, alla maniera delle sculture dei pipistrelli del sud. I bellissimi e pregiati gatti europei venivano dunque riprodotti secondo un barbarismo formale tutto pipistrelliano: era questo cortocircuito culturale e identitario che piaceva tanto ai curatori.
Ma mentre guardavo assorto quei dipinti, mi sovvennero le parole della papera: “mai e poi mai lavorare con curatori di second’ordine!” Ritornai con la mente alla realtà; il pipistrello si era intanto spostato proprio sopra la sua opera e, ciondolando da un ramo a testa in giù, mi fissava dall’alto coi suoi occhi gialli e freddi.
Mi sentivo ormai inadeguato e fuori luogo rispetto alla situazione che stavo vivendo, ma non avendo più nulla da perdere decisi di rivolgere per l’ultima volta la parola al pipistrello. Ormai mi premeva solo sapere cosa ne pensasse lui dei curatori di second’ordine
DELTITNU: Sai, nutrivo delle remore ad accettare l’invito a questa mostra: l’oca non gode infatti di una reputazione positiva presso le alte sfere dell’arte e mi era stato sconsigliato di collaborare con lei. Sono dunque rimasto sorpreso dalla decisione di un artista del tuo calibro di partecipare alla mostra nonostante questa fama negativa del curatore.
PIPISTRELLO: Vedi Deltitnu, devi capire che io sono un professionista e in quanto tale per me è fondamentale essere sempre in contatto con i curatori, collezionisti e critici che contano, e aggiornare la ricerca sui temi che a loro interessano. Se loro non mi invitano ai loro progetti io mica mi posso mettere a produrre delle opere così, per il gusto di farle: hai mai visto un notaio stilare un atto per diletto?
Devi stare inoltre bene attento a chi cerca di metterti in guardia: le alte sfere sono infatti sempre accorte ad accogliere chi più lo merita e non esistono, a certi livelli, sia ben inteso, delle gerarchie fisse. Prendi ad esempio il mio amico, il cavallino Tigò: per anni ha lavorato come assistente del Direttore e in veste di curatore indipendente, ma da quando il Direttore è stato trasferito nel nuovo museo lui ha improvvisamente cessato di lavorare e avere credibilità. Ora sopravvive insegnando in un ippodromo e cercando di accaparrarsi fondi europei proponendo progetti relazionali nei quartieri più disagiati. Come vedi non esistono certezze e bisogna essere scaltri a intuire chi può ascendere alle alte sfere; lo zio dell’Oca è molto ricco, credo che questo lo aiuterà non poco, anche se al momento è solo agli inizi.
Successivamente venni a sapere che il pipistrello era stato lautamente ricompensato per partecipare alla mostra: aveva chiesto una spaziosa tana in centro città per lavorare alle opere ed un budget molto alto per coprire i costi di produzione. Io non avevo ricevuto il becco di un quattrino, ma immaginavo che il mio status di sconosciuto giovane artista non mi permettesse di avanzare alcuna pretesa.
The paintings of the bat took up the textures of the fabrics of its land of origin, in a playful and almost informal way, superimposing on these textures the drawn images of the cats that brutally colonized those lands, harsh enemies of bats. The cat images were deliberately simplified and naïve, in the manner of Southern bat sculptures. The beautiful and prized European cats were therefore reproduced according to an entirely bat-like formal barbarism: it was this cultural and identitarian reversal that the curators liked so much.
But while I was looking intensely at those paintings, the duck's words came to mind: "never, ever work with second-rate curators!" I returned my mind to reality; the bat had meanwhile moved right above his work and, dangling upside down from a branch, was staring at me from above with its cold yellow eyes.
I now felt inadequate and out of place in relation to the situation I was experiencing, but having nothing left to lose I decided to speak to the bat for the last time. Now I just wanted to know what he thought of second-rate curators
DELTITNU: You know, I had hesitations about accepting the invitation to this exhibition: the goose does not in fact enjoy a positive reputation in the high spheres of art and I had been advised against collaborating with it. I was therefore surprised by the decision of an artist of your caliber to participate in the exhibition despite this negative reputation of the curator.
BAT: You see, Deltitnu, you must understand that I am a professional and as such it is essential for me to always be in contact with the curators, collectors and critics who matter, and to update the research on the topics that interest them. If they don't invite me to their projects I can't start producing works like this, for the sake of doing them: have you ever seen a notary draw up a deed for pleasure?
You must also be very careful of those who try to warn you: the upper spheres are in fact always careful to welcome those who deserve it most and, mind you, there are no fixed hierarchies at certain levels. Take for example my friend, the little horse Tigò: for years he worked as assistant to the Director and as an independent curator, but since the Director was transferred to the new museum he suddenly stopped working and having credibility. He now survives by teaching in a racecourse and trying to secure European funds by proposing relational projects in the most disadvantaged neighborhoods. As you can see, there are no certainties and you have to be clever to guess who can ascend to the high spheres; the Goose's uncle is very rich, I think this will help him a lot, even if at the moment he is only just starting out.
I later learned that the bat had been generously paid for participating in the exhibition: he had asked for a spacious den in the city center to work on the works and a very high budget to cover the production costs. I hadn't received a penny, but I figured that my status as an unknown young artist didn't allow me to make any claims.