Luigi Mazzarelli
Una teoria del trauma
20/12/2022 - 20/01/2023
A cura di Montecristo Project
[ITA] Una teoria del trauma è la prima mostra, ospitata e curata da Montecristo Project, dedicata alla figura di Luigi Mazzarelli (1940 - 2006). A questo fondamentale artista sarà dedicata una serie di mostre e saggi, intesi come riflessione sulla ricerca visiva, testuale ed esistenziale di Luigi Mazzarelli, protagonista dimenticato dell’arte sarda del secondo Novecento.
Questo primo progetto espositivo si configura come una introduzione al lavoro di Mazzarelli, un prologo che introduce la sua vita e le sue opere e il percorso dialettico che ha continuamente intrecciato queste due dimensioni. Il titolo della mostra si rifà al primo testo di Montecristo Project dedicato all’artista, in cui si cerca di rintracciare la matrice visiva e teorica che ha plasmato la sua ricerca e la sua continua messa in discussione.
Mazzarelli, in due distinte occasioni, nel 1970 e nel 1996, ha distrutto in due “roghi d’artista” l’intera sua produzione pittorica. A questi atti distruttivi sopravvivono le opere in possesso di terzi e il suo prezioso Libro Bianco, opera mai conclusa dall’autore, gigantesco sforzo di creazione di un linguaggio pittorico che riallaccia le esperienze delle avanguardie storiche alla tradizione pittorica occidentale precedente.
Nel corso degli anni, le poche esposizioni che hanno incluso opere dell’autore hanno teso a inquadrare la sua figura tra quelle degli artisti dell’avanguardia sarda, in bilico tra le esperienze espressioniste e quelle optical. Contrariamente a questa classificazione, Luigi Mazzarelli ci appare invece oggi uno dei massimi artisti della storia dell’arte sarda proprio in quanto è stato l’unico a prendere le distanze da quelle forme di importazione linguistica che definì come “l’internazionale delle arti”.
Mazzarelli è stato un artista epocale, ha cercato, dal 1970 in poi, di leggere il percorso delle avanguardie storiche, in maniera critica, analizzando e creando un modello semantico che non abbandonasse la pittura come strumento sterile di impotenza espressiva.
Questa prima esposizione non ricerca una coerenza cronologica o estetica, ma individua alcuni temi fondanti nella produzione dell’artista che saranno oggetto di future, più specifiche, esposizioni. A far parte di questo prologo espositivo sono temi come il recupero della semantica, il rapporto dialettico tra creazione e negazione, l’esplicarsi della ricerca in una continua messa a punto delle tecniche e della loro aderenza all’ideale da esprimere, la pratica artistica come necessità espressiva in costante equilibrio tra l’impulso e la concettualizzazione.
Insieme alle opere vengono presentati alcuni oggetti realizzati dall’autore, non intesi come opere d’arte, e i resti di alcuni suoi scritti divorati e rilavorati visivamente dalle termiti anni dopo la sua morte.
[ENG] Una teoria del trauma is the first exhibition, hosted and curated by the Montecristo Project, dedicated to the figure of Luigi Mazzarelli (1940 - 2006). A series of exhibitions and essays will be dedicated to this fundamental artist, intended as a reflection on the visual, textual and existential research of Luigi Mazzarelli, a forgotten protagonist of Sardinian art of the second half of the twentieth century.
This first exhibition project acts as an introduction to Mazzarelli's work, a prologue that introduces his life and his works and the dialectical path that has continually intertwined these two dimensions. The title of the exhibition refers to the first text of the Montecristo Project dedicated to the artist, in which an attempt is made to trace the visual and theoretical matrix that has shaped his research and his constant questioning.
Mazzarelli, on two separate occasions, in 1970 and in 1996, destroyed his entire pictorial production in two "artist's fires". These destructive acts are survived by the works owned by third parties and his precious White Book, a work never completed by the author, a gigantic effort to create a pictorial language that reconnects the experiences of the historical avant-gardes to the previous Western pictorial tradition.
Over the years, the few exhibitions that have included works by the author have tended to place his figure among those of the Sardinian avant-garde artists, poised between expressionist and optical experiences. Quite differently from this classification, Luigi Mazzarelli appears to us today as one of the greatest artists in the history of Sardinian art precisely because he was the only one to distance himself from those forms of linguistic importation which he defined as "the international of the arts ”.
Mazzarelli was an epochal artist, he tried, from 1970 onwards, to read the path of the historical avant-garde, in a critical way, analyzing and creating a semantic model that did not abandon painting as a sterile tool of expressive impotence.
This first exhibition does not seek chronological or aesthetic coherence, but identifies some fundamental themes in the artist's production which will be the subject of future, more specific exhibitions. Part of this exhibition prologue are themes such as the recovery of semantics, the dialectical relationship between creation and negation, the unfolding of his research in a continuous fine-tuning of techniques and their adherence to the ideal to be expressed, artistic practice as expressive need in constant balance between impulse and conceptualization.
Together with his works, some objects created by the author are presented, not intended as works of art, and the remains of some writings by him devoured and visually reworked by termites years after his death.
Luigi Mazzarelli
Una teoria del trauma
20/12/2022 - 20/01/2023
A cura di Montecristo Project
[ITA] Una teoria del trauma è la prima mostra, ospitata e curata da Montecristo Project, dedicata alla figura di Luigi Mazzarelli (1940 - 2006). A questo fondamentale artista sarà dedicata una serie di mostre e saggi, intesi come riflessione sulla ricerca visiva, testuale ed esistenziale di Luigi Mazzarelli, protagonista dimenticato dell’arte sarda del secondo Novecento.
Questo primo progetto espositivo si configura come una introduzione al lavoro di Mazzarelli, un prologo che introduce la sua vita e le sue opere e il percorso dialettico che ha continuamente intrecciato queste due dimensioni. Il titolo della mostra si rifà al primo testo di Montecristo Project dedicato all’artista, in cui si cerca di rintracciare la matrice visiva e teorica che ha plasmato la sua ricerca e la sua continua messa in discussione.
Mazzarelli, in due distinte occasioni, nel 1970 e nel 1996, ha distrutto in due “roghi d’artista” l’intera sua produzione pittorica. A questi atti distruttivi sopravvivono le opere in possesso di terzi e il suo prezioso Libro Bianco, opera mai conclusa dall’autore, gigantesco sforzo di creazione di un linguaggio pittorico che riallaccia le esperienze delle avanguardie storiche alla tradizione pittorica occidentale precedente.
Nel corso degli anni, le poche esposizioni che hanno incluso opere dell’autore hanno teso a inquadrare la sua figura tra quelle degli artisti dell’avanguardia sarda, in bilico tra le esperienze espressioniste e quelle optical. Contrariamente a questa classificazione, Luigi Mazzarelli ci appare invece oggi uno dei massimi artisti della storia dell’arte sarda proprio in quanto è stato l’unico a prendere le distanze da quelle forme di importazione linguistica che definì come “l’internazionale delle arti”.
Mazzarelli è stato un artista epocale, ha cercato, dal 1970 in poi, di leggere il percorso delle avanguardie storiche, in maniera critica, analizzando e creando un modello semantico che non abbandonasse la pittura come strumento sterile di impotenza espressiva.
Questa prima esposizione non ricerca una coerenza cronologica o estetica, ma individua alcuni temi fondanti nella produzione dell’artista che saranno oggetto di future, più specifiche, esposizioni. A far parte di questo prologo espositivo sono temi come il recupero della semantica, il rapporto dialettico tra creazione e negazione, l’esplicarsi della ricerca in una continua messa a punto delle tecniche e della loro aderenza all’ideale da esprimere, la pratica artistica come necessità espressiva in costante equilibrio tra l’impulso e la concettualizzazione.
Insieme alle opere vengono presentati alcuni oggetti realizzati dall’autore, non intesi come opere d’arte, e i resti di alcuni suoi scritti divorati e rilavorati visivamente dalle termiti anni dopo la sua morte.
[ENG] Una teoria del trauma is the first exhibition, hosted and curated by the Montecristo Project, dedicated to the figure of Luigi Mazzarelli (1940 - 2006). A series of exhibitions and essays will be dedicated to this fundamental artist, intended as a reflection on the visual, textual and existential research of Luigi Mazzarelli, a forgotten protagonist of Sardinian art of the second half of the twentieth century.
This first exhibition project acts as an introduction to Mazzarelli's work, a prologue that introduces his life and his works and the dialectical path that has continually intertwined these two dimensions. The title of the exhibition refers to the first text of the Montecristo Project dedicated to the artist, in which an attempt is made to trace the visual and theoretical matrix that has shaped his research and his constant questioning.
Mazzarelli, on two separate occasions, in 1970 and in 1996, destroyed his entire pictorial production in two "artist's fires". These destructive acts are survived by the works owned by third parties and his precious White Book, a work never completed by the author, a gigantic effort to create a pictorial language that reconnects the experiences of the historical avant-gardes to the previous Western pictorial tradition.
Over the years, the few exhibitions that have included works by the author have tended to place his figure among those of the Sardinian avant-garde artists, poised between expressionist and optical experiences. Quite differently from this classification, Luigi Mazzarelli appears to us today as one of the greatest artists in the history of Sardinian art precisely because he was the only one to distance himself from those forms of linguistic importation which he defined as "the international of the arts ”.
Mazzarelli was an epochal artist, he tried, from 1970 onwards, to read the path of the historical avant-garde, in a critical way, analyzing and creating a semantic model that did not abandon painting as a sterile tool of expressive impotence.
This first exhibition does not seek chronological or aesthetic coherence, but identifies some fundamental themes in the artist's production which will be the subject of future, more specific exhibitions. Part of this exhibition prologue are themes such as the recovery of semantics, the dialectical relationship between creation and negation, the unfolding of his research in a continuous fine-tuning of techniques and their adherence to the ideal to be expressed, artistic practice as expressive need in constant balance between impulse and conceptualization.
Together with his works, some objects created by the author are presented, not intended as works of art, and the remains of some writings by him devoured and visually reworked by termites years after his death.